E l'Agnello dai sette occhi sciolse il primo dei sette sigilli Apparvero al trotto i corpi terribili dei quattro ministri Urlavano: "Vieni sotto, vieni, tu vieni sotto" Gridava una voce di tuono, l'ascesa dell'uomo fra i falsi Cristi Avanzava la cappa nel cielo coperta da nubi oscure La forza della palingenesi immane pervase la mano di Dürer E produsse le immagini fisse dell'Apocalisse di San Giovanni L'eclissi e la furia del vento fortissimo tenuto dagli angeli I turbini muovevano barba e scalpo, code sul salmo bianco Fulgidi sul capo [?], ornato ed armato d'arco (Uh) Fulmini sul vasto campo, il marchio infausto su un altro pascolo E in un altro sauro era segno ultimo dell'Impero partico Il primo e il quarto cattivo divino contro Gerusalemme Uomini e bestie braccati in terra come genia ribelle E la guerra fu la prima fra le tare, le ceste, le cere La fame, la peste, le fiere, primo dei quattro castighi del bene secondo Ezechiele
L'Agnello aprì il secondo sigillo, ne uscì il secondo cavallo Dal mondo recondo un grosso frisone usciva dal fondo profondo Porta sul dorso l'uomo dal torso coperto dalla corazza in metallo L'ira e il fuoco al galoppo, porta l'odio nel luogo più recondo del mondo Il rosso destriero scalpita, scalcia domato dai calci del fante Mosso dai desideri di agire, elargire guerre sante In sella a gambe serrate, staffe tirate e gli occhi iniettati di sangue Briglia [?] del purosangue pronto a maledire in tutte le lingue Brandiva una lunga spada affilata sopra i crani Resistente a milioni di tagli, forgiata, affondata in [?] carni L'inarrestabile moto della morte miete corpi e sonda calci Calpesta teste rimaste in pasto a draghi con terribili fauci Un persistente lamento di voci senza pace Paurosa guerra fatta di tagli dalla gola al torace Lacerati dal gladio di Dio, dall'ira immonda del boia Né vincitori né vinti, solo poveri uomini che tiran le cuoia
L'Agnello aprì il terzo sigillo, apparve il terzo flagello Così [?] del terzo fardello, un castigo che non brandiva armi Cavalcava una forza impetuosa del colore di cenere nera Teneva lo sguardo avverso e vestiva in buona maniera Indossava un abito nobile che pareva pelle di montone Ogni gioiello in successione brillava come sfumature della sera Lunghe frappe cadevano mosse da sotto la cintura Teneva fiero le redini in pugno, nonché uno strumento di misura Sentenziava la mercede di vino, olio e grano Era l'incarnazione della speculazione che sta nell'animo umano L'ossessione per la possessione dell'essere avido in danaro La punizione per ogni azione dell'uomo arido e avaro Il cavaliere della carestia annunciava al popolo ignaro: "Una sola misura di grano sproporzionando il rincaro" E mentre scherniva le genti sotto gli zoccoli del nero destriero Il presagio dell'avvento fu di altre tre misure d'orzo per lo stesso danaro
Aprì il quarto sigillo, un messaggero di presagi nefasti Dietro a sé un inferno di fiamme, fauci, fame, lamenti rauchi Il costato coperto da uno straccio, spalle cinte di drappi Calpesta e condanna gli ignavi, malvagi, giusti, gli onesti e i casti La morte fa strage di reietti, li getta in un inferno incandescente Su ogni tratto del volto scarno traspare l'ira della divinità furente Fra le mani adunche stringe un tridente, porta tenebre eterne Monta un ronzino verde che fa gran mostra di costole e vertebre [?] celeste ha guarito gli storpi, restituito udito ai sordi Ora infesta con la peste, piaga bestiame, cammina sui corpi morti Devoti discepoli dati in sacrificio alla fiamma viva Il resto in pasto alle bestie, non c'è scelta o deriva alternativa Giunge col fragore del tuono, col fuoco unge miscredenti Prepara la venuta del sacro Agnello gli inetti dalle fragili menti Il lamento divino ammorba gli ingiusti, fa impazzire i sani L'ira dei cavalieri di Dio che spazza via tutti i peccati umaniTeksty umieszczone na naszej stronie są własnością wytwórni, wykonawców, osób mających do nich prawa.