Carne strappata dal viso. Esposto controvento attraverso sbarre fredde. Il treno viaggia incessante… il moto perpetuo, infinito, diretti dove morì l’ ultimo sole procediamo… L’inverno la fuori si espande per chilometri. Vuoti di vita. Orizzonti d’ idee. Accatastate. Morenti. Su montagne silenti.
E’ dove stiamo andando che non si può arrivare, del tempo siam la perdita, del mondo il funerale.
Ignavi impotenti, congelati dalla noia, siam scure sulla testa, siam vittime, pubblico e boia. Schiacciati l’uno all’altro, l’odore acidulo del contatto i respiri di ognuno cercano un’aria che il freddo… ha spezzato.
Soffoco e schiaccio il viso sul ferro. Mentre contemplo il fuori che fugge… e per quanto il mio sguardo sia libero… il resto di me rimane nel gregge.
Deportati verso zeri periodici. Orizzonti di teleferiche. Regni scheletrici privi di luci. Avvolti da fumi e spire venefiche… questo nulla attorno è tutto ciò che ci appartiene. Denudata abbiam la terra, ora il ghiaccio sol rimane. Sento il gelo sulle mani, resto desto per guardare, ciò che mai sarà domani… indietro è tardi per tornare. Teksty umieszczone na naszej stronie są własnością wytwórni, wykonawców, osób mających do nich prawa. |
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