MITRIDATE: Pèra omai chi m'oltraggia, Ed il mio sdegno più l'un figlio dall'altro Di distinguer non curi. Vadasi, e a cader sia Sifare il primo... [Aspasia con le bende del real diadema squarciate in mano, seguita da Ismene] Ahi, qual incontro!
ASPASIA: [gettando via dispettosamente le bende suddette] A terra, vani impacci del capo. Alla mia morte di strumento funesto Giacchè nemmen servite, io vi calpesto.
MITRIDATE: Qual furor?
ISMENE: Degno, o Sire, di chi libera nacque. I doni tuoi di rendersi fatali disperata tentò, Ma i Numi il laccio infransero pietosi. Ah se t'è cara la vita sua, Se ancor tu serbi in seno qualche d'amor scintilla, Un'ira affrena, che forse troppo eccede, E ciò, che invano per le vie del rigor tenti ottenere, L'ottenga la clemenza.
MITRIDATE: E che non feci, Principessa, finor?
ISMENE: Nell'ardua impresa Non stancarti sì presto. Fa che il cupido amante Si ravvisi da lei, non il regnante.
MITRIDATE: Quanto mi costa, o Dio, L'avvilirmi di nuovo! Ma il vuoi? Si faccia.
ISMENE: Ah sì: d'esempio Ismene, Signor, ti serva. Io quell'oltraggio istesso soffro, Che tu pur soffri, e non pretendo Con eccesso peggiore Di vendicare il mio tradito amore.Teksty umieszczone na naszej stronie są własnością wytwórni, wykonawców, osób mających do nich prawa.