Dal pane delle rose restan briciole e spine, una lunga attesa per un domani migliore. Quando il sole tramonta sulle tue labbra socchiuse, quel sorriso un po' triste vince più di tante parole, il sudore dei nostri nonni ha sfamato questa terra e le fabbriche nelle orecchie ancora hanno il rumore. I nostri padri grazie a Dio ci hanno fatto studiare a volte anche insegnato cosa vuol dire saper sognare, ma è difficile riuscirci quando non sai più su che contare, un tempo si cantava "chi non lavora non fa l'amore"; forse è anche per questo che oggi crescere un bambino da queste parti è un lusso che tarda ad arrivare. E i giorni sul calendario si perdono come foglie ammalate d'autunno. Due pesci smarriti che guardano il mare al di là di ogni ritrovo.
Quante le promesse abbandonate con il tempo, quanti baci impegnati per ogni stella in cielo; parlano di mercati, di sfide e competizione, al mantra che ci ammalia ruba il senso alle parole. Agli angoli delle strade come negli anni del dopoguerra, c'è che da per carità o si vende le sue cose, il nostro amore eroico vissuto in trincea ci fa sentir padroni di questo pane, di queste rose; di una terra che ci è madre, ci è maestra e d'amante, che ci piega anche la schiena ma che mai ci abbandona, torneranno giorni di festa, dicono rondini e campane che si abbracciano al tramonto da quando è nata la città, e i nostri baci allora avranno ancora quel vecchio sapore che ci ubriacava il cuore, i sogni ad occhi aperti di poesie e di orizzonti, di lacrime... D'amori.Teksty umieszczone na naszej stronie są własnością wytwórni, wykonawców, osób mających do nich prawa.