Diari spenti sulla mia lingua di malinconia, trattengo il fiato in pausa: s'intorbida la vena. Forse ora non ti amo più che vedo intatto il labbro senza confini, senza pene: s'impone il taglio. Ho visto i miei capelli stanchi mentre cammino, indifferenti; le notti niente sogni, morti i baci. Hei, dico a te, vieni, sbrigati, vieni fuori... avanti, siamo seri, lo fai se lo vuoi. Dammi i tuoi occhi scuri neri di desideri, e sù, siamo sinceri, non farmi ridere, dài! Basta coi tuoi sospiri, coi tuoi “silenzi amari”, non dirmi i tuoi “martìri”, finiamocela, dài! Hei, dico a te, vieni, sbrigati, vieni fuori... e sù, siamo seri, diamoci un taglio, vuoi? Chi è questa che ven, ch'ogn'om la mira, e fa tremar di chiaritate l'âre, e mena seco Amor, sì che parlare null'omo pote, ma ciascun sospira? Sì, sorridimi così... respirami l'aria... Deh! che rassembla quando li occhi gira! Dical Amor, ch'i' no 'l savrìa contare: cotanto d'umiltà donna mi pare, che ciascun'altra inver di lei chiam'ira. Sì, camminami così a fianco, a fianco sfiorami... Non si porìa contar la sua piagenza, ch'a lei s'inchina ogni gentil vertute, e la beltate per sua dea la mostra. Non fu sì alta già la mente nostra, e non si pose in noi tanta salute, che propriamente n'aviam canoscenza. Sì, tu cantami così sulle labbra, così. Teksty umieszczone na naszej stronie są własnością wytwórni, wykonawców, osób mających do nich prawa. |
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